– L’arte del Maestro Antonio Leone parte dal mondo greco, dal quale attinge ai canoni fissati da Policleto per le proporzioni armoniose delle varie parti per poi arricchirsi con la scultura ellenistica, col suo estremo dinamismo nelle pose dei corpi e un grande realismo nell’espressione dei volti.
Il maestro Leone però è un figlio del suo tempo e negli ultimi quarant’anni ha continuato a crescere e a perfezionarsi creando una sua identità.
La sua crescita segue lo sviluppo della scultura nel periodo Medioevale e Romanico, e da quest’ultimo egli ancora attinge per paliotti e altorilievi, fino ad arrivare al Rinascimento, scavalcandolo, quest’ultimo per coerenza alla sua indole Barocca.
Tale è la sua scultura : ad un tempo forte, viscerale, enfatica.
Nella chiesa di Priolo, infatti, i bassorilievi sono figure spirituali forti e talora sanguigne, rivolte ad un popolo di fedeli e parlano un solo inequivocabile linguaggio decorativo.
Il suo lavoro si nutre anche del Neo-classicismo e guarda al Canova per imparare a dare alle sue opere, sì, l’antica bellezza delle statue greche, ma anche per infondere una grazia e una sensualità epidermica.
Con questo cammino di apprendimento attraverso i secoli, il maestro, autodidatta, , “scopre” il significato proprio della parola Plasticità, con quell’effetto di rilievo e di volume.
Se l’arte plastica per eccellenza e’ la scultura, la scultura del maestro e’ la continua ricerca di dare sempre di più un “soffio” di vita al freddo marmo e di creare figure ferme in attesa di muoversi e parlarci…
A questa lezione di leggiadria il maestro pero’ arriva con la sbozzatura del blocco di marmo, grande o piccolo che sia, seguendo le orme del grande Michelangelo.
Egli disegna nella pietra fredda il suo sogno di immagine e poi, con lo scalpello, si addentra sempre di piu’ nella pietra fino a fermarsi prima di entrare nell’anima della figura.
La figura deve formarsi, come nella Dormiente e nella Venere Nera e cominciare a “vivere”.
(Anna Maria Rizzato)

Come accade per ogni scultore europeo da almeno cinque secoli, ne abbiano questi o meno consapevolezza critica, anche nel caso del maestro Antonio Leone si verifica l’evento “inevitabile”, per il quale si può pacificamente dire che ogni scultore a noi contemporaneo o antecedente ai tempi nostri tragga la sua fondamentale “ispirazione” non da generici “modelli” esemplari del passato, ma da una vera e propria “cultura antica”, sedimentata in secoli e secoli di storia della spiritualità nell’anima e nella coscienza degli artisti, che ne continuano da dieci secoli a questa parte, ossia nel “moderno”, l’applicazione nelle diverse forme e tecniche artistiche.
E’ per queste ragioni che può ben dirsi come anche l’arte e l’opera scultorea del nostro maestro attingano dal mondo classico della spiritualità greco-romana “ i canoni tecnico-formali” della sua scultura e, segnatamente, quelli fissati da Policleto riguardo alle proporzioni armoniose delle parti su basi geometrico-matematiche e secondo leggi di equilibrio simmetrico.
Questa eredità spirituale e tecnico-formale si arricchisce di lasciti che al maestro provengono dalla scultura ellenistica, la quale in una prospettiva di evoluzione storico-artistica può essere già intesa come “maniera”. E di questa maniera il nostro Antonio Leone mutua l’estremo dinamismo negli atteggiamenti e nelle posture dei corpi oltre che il grande realismo nell’espressione dei volti.
E nondimeno il maestro Antonio Leone è figlio del suo tempo, del quale condivide sensibilità e contraddizioni, equilibri spirituali e spirito di ricerca del nuovo, assetti artistici raggiunti e consolidati, ma anche provocazioni tese al loro positivo superamento. Tutto ciò ha fatto sì che egli in questi ultimi quarant’anni abbia continuato a crescere e a perfezionarsi fino a costruirsi una sua più distinta identità, accogliendo anche l’influsso discreto della scultura romanico-medievale, dalla quale ancora attinge per paliotti e altorilievi, fino ad arrivare al Rinascimento, ma scavalcandolo per coerenza con la sua indole e sensibilità barocca.
Perciò può dirsi che la sua scultura è, a un tempo, forte viscerale enfatica, ove per quest’ultimo giudizio non è da intendersi, in senso negativo, un “tono” scultoreo eccessivamente ridondante e retorico, ma l’esaltazione misurata e controllata della “forma narrante”. Ciò si può cogliere agevolmente nella Chiesa Madre di Priolo, dove i bassorilievi sono “figure spirituali” forti e talora sanguigne, rivolte ad un popolo di fedeli ad immagine e somiglianza dei quali probabilmente quelle sculture furono create dal maestro, bassorilievi che poi parlano un solo inequivocabile linguaggio decorativo.
Decisiva, però, nella definitiva realizzazione di una propria identità artistico-scultorea, è il non casuale incontro di Antonio Leone con il neoclassicismo di Canova e con la “sintesi perfetta” che quest’ultimo realizza tra l’ideale di bellezza delle sculture greche e i caratteri “nuovi e moderni” di una grazia e sensualità epidermiche.
L’apprendimento dell’idea e delle tecniche realizzative della Plasticità è stato, per il maestro autodidatta, il risultato di un ideale percorso attraverso i secoli non lineare e, in definitiva, quasi mai consapevolmente intenzionale e sistematico. Ma in questi limiti oggettivi della sua” ricerca formativa” sta anche l’efficacia tutta originale del sicuro approdo ad una propria e personale “maniera” nel “trattare” l’effetto di rilievo e di volume.
La plasticità ricercata da Antonio Leone è perciò “dedicata” a un esito preciso e sempre da lui atteso: dare sempre di più un “soffio” di vita al freddo marmo e creare figure ferme in attesa di muoversi e parlarci. Qui sta forse il punto di maggior forza dell’arte plastica di Antonio Leone: la “comunicazione” all’osservatore e all’esteta dell’impressione di un movimento incompiuto, espresso nella fissità di un’inerzia, che nelle sue opere migliori diventa forma e modello di un “dinamismo narrante”.
La prima sbozzatura del blocco di marmo dà come l’abbrivo di una spinta a valle…Tutto ne consegue come in una rapida e coerente successione… Così, egli con lo scalpello si addentra sempre di più nella pietra fino a fermarsi, prima d’entrare, nell’anima della figura che, come nella “Dormiente” e nella “Venere nera” comincerà, con quella “maniera” dello scultore, a vivere: …inerzia appunto !
Se nell’opera scultorea, come nelle altre arti figurative, lo specifico artistico è dato dalla capacità dello scultore di dar forma, parola e cifra originale irripetibile ad un “pensiero”, l’intera opera del maestro Antonio Leone è, come accade solo agli artisti, un pensiero sull’arte…
L’analisi estetica di una sua scultura, a nostro parere “ esemplare ed esemplificativa” della sua arte può rendere meglio l’idea. E’ difficile per chi utilizza parametri di giudizio convenzionali consentirsi un “approdo” a modalità di valutazione apparentemente paradossale, come sono queste a proposito della scultura del maestro Leone. La difficoltà’ è legata e riferita alla nostra abitudine, banalizzante, di considerare il gusto e la maniera classicistica di un’opera d’arte come l’unico elemento che sappia veicolare e offrire all’osservatore il senso e il significato dell’opera stessa.
L’operazione, o meglio la missione artistica del maestro, è invece intesa a suggerire un’ “astrazione”, pur nell’intangibilità’ delle forme, ispirate alla maniera classicistica e realistica.
Quest’astrazione di volta in volta è, nelle sue opere…pensiero…intuizione…idea… ancora, un senso e un significato “transmateriali”. Ma perché’ ciò avvenga occorre che l’ “afasia” del maestro (che è uno “stato di grazia” e non un’insufficienza) interroghi l’osservatore-esteta. Questi, scavando nella materialità della scultura, saprà cogliere ciò che altri non “ vede” e dinnanzi a questo nudo di donna il suo demone sa suggerirgli la “risposta” che sa “oltre-passare” la materia del marmo. Risposta che è intuizione del “ vero”, definizione di una “ identità”: in questo caso, appunto, “Liberazione e Offerenza”!
(Lorenzo Armato e Anna Maria Rizzato)

– … Antonio Leone che tenga lo spirito nella materia.
(Vittorio Sgarbi)

– Ritengo che i bassorilievi del Maestro Antonio Leone ricordino i famosi bassorilievi donatelliani, ovvero lo stiacciato.
(prof. Domenico Bisatti – Acc. mia Belle Arti – Venezia)

– E’ possibile e lecito partire da un’immagine o da un motivo già magistralmente trattati o risolti, per arrivare ad una propria definizione. Perché   questo avvenga è necessaria l’umiltà, e una sensibilità particolare.
(Enzo Fabiani – Arte Moderna Giorgio Mondadori)

– … il suo operato artistico si rivela con una predisposizione entusiastica per le emozioni vere ed autentiche per un accostamento della realtà,   passata o presente che sia, ad una condizione di eterna validità, di fuori di quelli che possono essere i limiti spazio temporali cui innegabilmente l’artista Antonio Leone espone la sua soluzione.
(E. Moro – I Geni dell’Arte)

– … nobilitare la fatica della mano, attraverso la creatività della mente, è sempre motivo di soddisfazione morale per l’uomo, perché così il lavoro diventa cultura. Ma quando all’inventiva si aggiungono capacità tecniche innate, una forte dose di sensibilità e di gusto estetico, allora si comincia a parlare d’arte, è questo il caso dello scultore siracusano Antonio Leone.
(Carmelo Tuccito – Cammino)

– … a sei anni primi modellini con l’argilla ed ora mirabili bassorilievi nelle chiese.
(Salvo Benanti – La Sicilia

– le vedo in embrione poi, colpo dopo colpo prendono forma. Commossa mi chiedo chi è un artista?
(Dina)